Forse non tutti sanno che il termine marmo deriva dal greco “marmaros” che significa “pietra splendente”: la calcite di cui è principalmente composta la pietra, permette alla luce di penetrare in profondità e conferire così una speciale luminosità. Questo processo è ben visibile a seguito della levigatura.
Furono i greci ad utilizzare per primi il marmo come materiale da architettura già dal VI secolo a.C. anche se il materiale era già noto agli antichi egizi, considerati infatti, pionieri nell’uso del marmo. Il loro utilizzo era però, perlopiù diffuso per sculture funerarie.
Con i greci invece, il marmo per la prima volta diventa elemento architettonico. L’apice si raggiunse con la costruzione del Partenone di Atene tra il 447 e il 432 a.C. uno dei capolavori più iconici dell’antica Grecia.
Già nel V secolo a.C. il marmo viene utilizzato in maniera massiccia soprattutto per tempi e siti sacri. In questo modo si sancisce l’importanza del materiale: la sua qualità lo eleva a materiale d’elezione per l’architettura monumentale e religiosa e ad un’antica magnificenza. Oggi ne riconosciamo anche qualità di robustezza e durevolezza.

Nella culla della civiltà classica nascono molti miti che legano il marmo alla mitologia a partire dalla formazione della stessa pietra: si credeva infatti che il marmo nascesse dalle lacrime degli dei che, cadendo sulla terra, si pietrificassero.
L’utilizzo della pietra per le sculture, crea un’affinità tra marmo e mito classico ancora oggi tangibile in tante opere d’arte. Pensiamo alle statue di Zeus, Apollo, Atena, ai busti della Medusa o ai bassorilievi di scene epiche.
Tra tutti i miti, a nostro avviso vale la pena ricordare quello di Pigmalione e Galatea, leggenda narrata anche dal poeta Ovidio che racconta dello scultore Pigmalione, che realizzata una magnifica statua della sua donna ideale, se ne innamorò a tal punto da chiedere l’intervento divino ad Afrodite che lo ascoltò esaudendo il suo desiderio.
Influenzati dalla cultura greca, anche i romani iniziarono ad utilizzare il marmo sia per templi e statue che per anfiteatri e pavimentazioni. Tale l’utilizzo che Augusto, primo imperatore del primo secolo a.C. pare disse: “Ho trovato una città di mattoni e vi lascio una città di marmo”.
Smesse le importazioni dalla Grecia, i romani iniziarono ed estrarre direttamente dalle cave e divennero abili lavoratori della pietra. L’introduzione della proprietà imperiale delle cave fu un passo necessario per garantire la disponibilità dei materiali necessari nelle grandi opere di edilizia pubblica. Il marmo in eccesso inoltre veniva rivenduto per l’uso privato. Furono infatti i romani ad utilizzare per primi il marmo nelle abitazioni dei nobili aristocratici, tra loro si diffusero in particolare le lastre per il rivestimento delle pareti interne e dei pavimenti.

Il marmo fu senza dubbio un elemento distintivo della civiltà romana dove affonda le radici come simbolo di grandiosità e prestigio di opere che celebrano non solo la potenza di imperi e sovrani ma anche di edifici che rappresentano potere, ricchezza e lusso.